Opera colle controversie sulla Gerusalemme, Bände 25-261830 |
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Acarino Agamennone alcun alfin allor anco appo appresso Argante Aristotile arme Armida avea Bernardo Tasso campo canto cavalier ch'a ch'è Chè cielo Circasso città Clorinda colle Cristiani Dante dell'Eneide dell'Iliade detto dice dittamo dolce duce Eneide Etiopi eziandio fero ferro figliuolo fiume fortuna fugge GENT GERUSALEMME LIBERATA Goffredo gran Greci grido GUAST guerra guerrier guisa Iliade imitazione indi insieme Ismeno l'altro l'arme lido lieto loco lungo luogo mare MART medesimo mira morte mostra nemico Nilo notte novo occhi omai Omero Ovidio Pagan parla parole perciocchè percosse Petrarca petto picciol piè Platone Plinio Plutarco Poeta Pomponio Mela poscia quæ Quinci quivi quod ragione Raimondo Rinaldo sangue scudo sdegno securo segue selva Solimano sovra spada stan Strabone suon Tancredi Tasso terra tosto ucciso usbergo vede verso Virgilio virtù volto δὲ καὶ τε
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Seite 9 - Vezzosi augelli infra le verdi fronde Temprano a prova lascivette note. Mormora l'aura, e fa le foglie e l'onde Garrir, che variamente ella percote. Quando taccion gli augelli, alto risponde; Quando cantan gli augei, più lieve scote: Sia caso od arte, or accompagna, ed ora Alterna i versi lor la musica óra.
Seite 346 - Quando n' apparve una montagna bruna Per la distanza, e parvemi alta tanto Quanto veduta non n' aveva alcuna '. Noi ci allegrammo ; e tosto tornò in pianto : Che dalla nuova terra un turbo nacque, E percosse del legno il primo canto. Tre volte il fe' girar con tutte l' acque; Alla quarta levar la poppa in suso, E la prora ire in giù , com' altrui piacque, Infin che
Seite 201 - Misero, di che godi? oh quanto mesti fiano i trionfi ed infelice il vanto! Gli occhi tuoi pagheran (se in vita resti) di quel sangue ogni stilla un mar di pianto.
Seite 11 - Deh mira - egli cantò - spuntar la rosa dal verde suo modesta e verginella, che mezzo aperta ancora e mezzo ascosa, quanto si mostra men, tanto è più bella. Ecco poi nudo il sen già baldanzosa dispiega; ecco poi langue e non par quella, quella non par che desiata inanti fu da mille donzelle e mille amanti.
Seite 64 - Signor, non sotto l' ombra in piaggia molle " Tra fonti, e fior, tra Ninfe e tra Sirene, " Ma in cima all' erto e faticoso colle " Della virtù riposto è il nostro bene. " Chi non gela e non suda, e non s' estolle f " Dalle vie del piacer, là non perviene.
Seite 6 - Tal pieni d' ira e di vergogna in faccia Riedono stanchi i cavalier cristiani. Ella pur fugge, e timida e smarrita Non si volge a mirar, s' anco è segnila. in Fuggì tutta la notte , e tutto il giorno Errò senza consiglio e senza guida, Non udendo o vedendo altro d' intorno Che le lagrime sue , che le sue strida.
Seite 128 - Penso — risponde — a la città del regno di Giudea antichissima regina, che vinta or cade, e indarno esser sostegno 10 procurai de la fatai ruina, e ch'è poca vendetta al mio disdegno 11 capo tuo che '1 Ciclo or mi destina.
Seite 15 - ... 1 suo infiammato viso fan biancheggiando i bei sudor più vivo: qual raggio in onda, le scintilla un riso ne gli umidi occhi tremulo e lascivo. Sovra lui pende; ed ei nel grembo molle le posa il capo, e '1 volto al volto attolle, ei famelici sguardi avidamente in lei pascendo si consuma e strugge.
Seite 205 - Amico, hai vinto: io ti perdon... perdona tu ancora, al corpo no, che nulla pavé, a l'alma si; deh! per lei prega, e dona battesmo a me ch'ogni mia colpa lave.
Seite 200 - Non schivar, non parar, non ritirarsi voglion costor, né qui destrezza ha parte. Non danno i colpi or finti, or pieni, or scarsi: toglie l'ombra e '1 furor l'uso de l'arte.