Rime. Dette inedite

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Capurro, 1805
 

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Seite 139 - SUBLIME specchio di veraci detti, Mostrami in corpo e in anima qual sono. Capelli, or radi in fronte, e rossi pretti : Lunga statura, e capo a terra prono : Sottil persona in su due stinchi schietti : Bianca pelle, occhi azzurri, aspetto buono ; Giusto naso, bel...
Seite 40 - O cameretta, che già in te chiudesti Quel grande, a la cui fama angusto è il mondo; Quel sì gentil d'amor mastro profondo, Per cui Laura ebbe in terra onor celesti; O di pensier soavemente mesti Solitario ricovero giocondo; Di quai lagrime amare il petto inondo IS'el veder ch'oggi inonorata resti!
Seite 227 - Alto, devoto, mistico, ingegnoso; grato alla vista, all'ascoltar, soave; di puri inni celesti armonioso è il nostro culto; amabilmente grave. Templi eccelsi, in ammanto dignitoso, del cuor dell'uomo a posta lor la chiave volgono; e il fanno ai mali altrui pietoso, disferocito da un Iddio ch'ei pavé. Guai, se per gli occhi e per gli orecchi al core vaga e tremenda in un d'Iddio non scende l'immago in noi: tosto il ben far si muore. DelPuom gli arcani appien, sol Roma intende: utile ai pili, chi...
Seite 141 - Due fere donne, anzi due furie atroci, tor non mi posso (ahi misero!) dal fianco. Ira è l'una, ei sanguigni suoi feroci serpi mi avventa ognora al lato manco; Malinconia dall'altro, hammi con voci tetre offuscato l'intelletto e stanco: ond'io null'altro che le Stigie foci bramo, ed in morte sola il cor rinfranco.
Seite 39 - O gran padre Alighier, se dal ciel miri Me tuo discepol non indegno starmi Dal cor traendo profondi sospiri Prostrato innanzi a' tuoi funerei marmi ; Piacciati, deh ! propizio ai be' desiri, D'un raggio di tua luce illuminarmi.
Seite 29 - Oggi ha sei lustri, appiè del colle ameno Che al Tanaro tardissimo sovrasta, Dove Pompeo piantò sua nobil asta, L'aure prime io bevea del dì sereno. Nato e cresciuto a rio servaggio in seno, Pur dire osai: Servir, l'alma mi guasta; Loco, ove solo UN contra tutti basta, Patria non m'è, benchè natio terreno. Altre leggi, altro cielo, infra altra gente Mi dian scarso, ma libero ricetto, Ov' io pensare e dir possa altamente.
Seite 107 - Quell'ermo lido, e il gran fragor mi empiva il cuor (cui fiamma inestinguibil cuoce) d'alta malinconia; ma grata, e priva di quel suo pianger, che pur tanto nuoce. Dolce oblio di mie pene e di me stesso nella pacata...
Seite 23 - O vero o finto, appo ad ogni altri insegna; Io per sempre vi assumo oggi che degna Libertà vera ho compra al fin del tutto. Rotti ho i ceppi in cui nacqui : a ciglio asciutto., Gli agi paterni dono, e in un la indegna Lor servitù, che a star tremante insegna, E a non cor mai d'alto intelletto il frutto.
Seite 9 - Vuota insalubre region, che stato ti vai nomando, aridi campi incolti; squallidi oppressi estenuati volti di popol rio codardo e insanguinato: prepotente, e non libero senato di vili astuti in lucid'ostro...
Seite 43 - Non giunto a mezzo di mia vita ancora, Pur sazio e stanco del goder fallace Son di quest'empio, traditor, mendace Mondo, che i vizj apertamente onora.

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