L'Orlando furioso di Lodovico Ariosto: Volume unico

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Albrighi, Segati e c., 1901 - 988 Seiten
 

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Seite 387 - Alcun non può saper da chi sia amato, quando felice in su la ruota siede; però ch'ha i veri ei finti amici a lato, che mostran tutti una medesma fede. Se poi si cangia in tristo il lieto stato, volta la turba adulatrice il piede; e quel che di cor ama riman forte, et ama il suo signor dopo la morte.
Seite 262 - Avea piacevo! viso, abito onesto, un umil volger d'occhi, un andar grave, un parlar si benigno e si modesto, che parea Gabriel che dicesse: Ave. Era brutta e deforme in tutto il resto: ma nascondea queste fattezze prave con lungo abito e largo; e sotto quello, attosicato avea sempre il coltello.
Seite 479 - I pastor che sentito hanno il fracasso, lasciando il gregge sparso alla foresta, chi di qua, chi di là, tutti a gran passo vi vengono a veder che cosa è questa. Ma son giunto a quel segno il qual s'io passo vi potria la mia istoria esser molesta; et io la vo' più tosto diferire, che v'abbia per lunghezza a fastidire.
Seite 711 - Tutta la sfera varcano del fuoco, et indi vanno al regno de la luna. Veggon per la più parte esser quel loco come un acciar che non ha macchia alcuna; e lo trovano uguale, o minor poco di ciò...
Seite 132 - Signor, far mi convien come fa il buono sonator sopra il suo instrumento arguto, che spesso muta corda, e varia suono, ricercando ora il grave, ora l'acuto. Mentre a dir di Rinaldo attento sono, d'Angelica gentil m'è sovenuto, di che lasciai ch'era da lui fuggita, e ch'avea riscontrato uno eremita. 30 Alquanto la sua istoria io vo
Seite 477 - Afflitto e stanco al fin cade ne l'erba, e ficca gli occhi al cielo, e non fa motto.
Seite 483 - Gli agricultori, accorti agli altru' esempli, lascian nei campi aratri e marre e falci': chi monta su le case e chi sui templi (poi che non son sicuri olmi né salci), onde l'orrenda furia si contempli, ch'a pugni, ad urti, a morsi, a graffi, a calci, cavalli e buoi rompe, fraccassa e strugge; e ben è corridor chi da lui fugge.
Seite 394 - ... il duro cor tenero e molle, e più, quando il suo caso egli narrolle. »i E rivocando alla memoria l'arte ch'in India imparò già di chinirgia (che par che questo studio in quella parte nobile e degno e di gran laude sia; e senza molto rivoltar di carte, che '1 patre ai figli ereditario il dia), si dispose operar con succo d'erbe, ch'a più matura vita lo riserbe.
Seite 714 - Quivi ad alcuni giorni e fatti sui, ch'egli già avea perduti, si converse; che se non era interprete con lui, non discernea le forme lor diverse. Poi giunse a quel che par...
Seite 714 - Era come un liquor suttile e molle, atto a esalar, se non si tien ben chiuso; e si vedea raccolto in varie ampolle, qual più, qual men capace, atte a quell'uso. Quella è maggior di tutte, in che del folle signor d'Anglante era il gran senno infuso; e fu da l'altre conosciuta, quando avea scritto di fuor: Senno d'Orlando.

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