L'Orlando furioso de Messer Lodovico Ariosto, Band 4

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Vitarelli, 1811
 

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Seite 243 - Che molta quantità n' era in quel loco. 80 Altri in amar lo perde, altri in onori, Altri in cercar, scorrendo il mar, ricchezze ; Altri nelle speranze de' signori, Altri dietro alle magiche sciocchezze , Altri in gemme, altri in opre di pittori, ' Ed altri in altro che più d'altro apprezze . Di sofisti e d'astrologhi raccolto E di poeti ancor ve n'era molto. 81 Astolfo tolse il suo, che gliel concesse Lo scrittor dell...
Seite 1 - Donne, e voi che le donne avete in pregio, per Dio, non date a questa istoria orecchia, a questa che...
Seite 232 - Cantan fra i rami gli augelletti vaghi azzurri e bianchi e verdi e rossi e gialli. Murmuranti ruscelli e cheti laghi di limpidezza vincono i cristalli. Una dolce aura che ti par che vaghi a un modo sempre e dal suo stil non falli, facea sì l'aria tremolar d'intorno, che non potea noiar calor del giorno: 51.
Seite 45 - Per l'avvenir vo' che ciascuna ch'aggia il nome tuo, sia di sublime ingegno, e sia bella, gentil, cortese e saggia, e di vera onestade arrivi al segno: onde materia agli scrittori caggia di celebrare il nome inclito e degno; tal che Parnasso, Pindo et Elicone sempre Issabella, Issabella risuone. — 30 Dio cosi disse, e fé' serena intorno l'aria, e tranquillo il mar più che mai fusse. Fé' l'alma casta al terzo ciel ritorno, e in braccio al suo Zerbin si ricondusse.
Seite 160 - Quale al cader de le cortine suole parer fra mille lampade la scena, d'archi e di più d'una superba mole, d'oro e di statue e di pitture piena; . o come suoi fuor de la nube il sole scoprir la faccia limpida e serena: così, l'elmo levandosi dal viso, mostrò la donna aprisse il paradiso.
Seite 95 - Che dolce più, che più giocondo stato saria di quel d'un amoroso core? che viver più felice e più beato, che ritrovarsi in servitù d'Amore? se non fosse l'uom sempre stimulato da quel sospetto rio, da quel timore, da quel martir, da quella frenesia, da quella rabbia detta gelosia.
Seite 242 - L'elemosina è (dice) che si lassa alcun, che fatta sia dopo la morte. — Di varii fiori ad un gran monte passa, ch'ebbe già buono odore, or putia forte.
Seite 241 - Ami d'oro e d'argento appresso vede in una massa, ch'erano quei doni che si fan con speranza di mercede ai re, agli avari principi, ai patroni. Vede in ghirlande ascosi lacci; e chiede, et ode che son tutte adulazioni. Di cicale scoppiate imagine hanno versi ch'in laude dei signor si fanno.
Seite 2 - Passi, chi vuol, tre carte o quattro, senza Leggerne verso; e chi pur legger vuole, Gli dia quella medesima credenza Che si suoi dare a finzioni ea fole. Ma, tornando al dir nostro, poi ch'udienza Apparecchiata vide a sue parole, E darsi luogo incontra al cavaliero, Cosi l' istoria incominciò l' ostieri). 4 Astolfo, re de...
Seite 342 - Va ruinoso, e giù da monti caccia Gli arbori ei sassi ei campi e le ricolte: Vien tempo poi, che...

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